Relazione tecnica

Introduzione

La rielaborazione degli appunti ha richiesto una attenzione mirata ad ogni fase del lavoro.
Fin dall'inizio abbiamo capito che sarebbe stato importante gestire i contenuti che avevamo a disposizione, non solo ai fini di un documento puramente discorsivo, ma sistematizzarli in modo da creare un "ambiente" in cui le informazioni acquisissero significato non solo in relazione al tema succesivo, ma con l'intero dominio di riferimento. Dopo un'attenta analisi dei documenti messi a disposizione dalla docente e degli appunti presi individualmente e lezione, abbiamo, dunque, redatto la presente relazione che spiega e riassume le modalità di analisi e gestione adottate per produrre il risultato finale.
Il documento si compone di tre parti:
- nella prima è descritto il gruppo e il punto di partenza da cui prende il via il lavoro;
- nella seconda è fornito un quadro delle scelte organizzative e degli strumenti adottati;
- nella terza è riportata una serie di riflessioni e osservazioni scaturite dal processo di collaborazione svolto. 


Parte prima

Il gruppo

Il nostro gruppo è formato da:
  • Lorenzo Airoldi (Informatica)
  • Lara Ciccarelli (TTC)
  • Daniela Natale (TTC)
  • Stefano Spinelli (Informatica)
Provenendo da background diversi, abbiamo da subito notato alcune differenze.  Confrontando gli appunti presi a lezione, sono emerse principalmente due metodologie: una più discorsiva e una più schematica. Abbiamo constatato che gli informatici tendono a prendere appunti in modo più discorsivo e prolisso, mentre gli altri a fare  mappe di concetti.
 
Workflow

Osservando le caratteristiche del materiale di partenza, abbiamo scelto di iniziare a lavorare sul gruppo di appunti  più discorsivo e successivamente di procedere all’integrazione sia delle altre parti, sia degli articoli di approfondimento.
Il Workflow che abbiamo seguito è il seguente:
  1. Scelta di un ambiente virtuale in cui collaborare
  2. Integrazione degli appunti dei membri del gruppo
  3. Integrazione degli appunti con i documenti consigliati in aula
  4. Sistematizzazione dei contenuti (suddivisione in paragrafi e parole chiave)
  5. Correzione del lessico e della grammatica
  6. Realizzazione del blog
  7. Riflessione di gruppo sul lavoro svolto
 
 
Parte seconda
L’esigenza di un ambiente virtuale

I metodi tradizionali per prendere appunti pongono molti limiti ai processi di condivisione e di collaborazione. Da tali considerazioni è nato il bisogno di servirci di un ambiente virtuale che ci agevolasse nel reperimento delle informazioni e integrazione delle stesse. Il lavoro è stato svolto tramite l'utilizzo di Google Docs.
La seguente immagine mostra uno screen dell’ambiente di lavoro e i principali aspetti legati alla collaborazione.


1.    La barra di controllo permette di prendere visione di quali utenti stanno modificando il documento in quello stesso momento.
2.    La parte alta del foglio di lavoro è stata utilizzata per definire le necessarie regole d’uso per l’inserimento dei contenuti (ad esempio una leggenda dei colori attribuiti a ogni persona) e la suddivisione dei compiti da svolgere.
3.    L’area principale del foglio è stata dedicata all’integrazione degli appunti. Ognuno di noi ha inserito, usando il colore personale, il proprio contributo, cercando di integrarlo uniformemente con il flusso del testo.
4.    Le aree tratteggiate identificano i commenti che abbiamo inserito in caso di osservazioni e dubbi da condividere con il resto del gruppo.
Abbiamo trovato questo strumento molto comodo, anche se ci sono alcune features mancanti che ne avrebbero agevolato l'utilizzo:
A.    per distinguere le modifiche effettuate da ogni persona abbiamo dovuto diversificare manualmente i contenuti di ogni membro con un colore distintivo (sarebbe utile che questa funzione fosse automatica);
B.    avendo la possibilità di lavorare simultaneamente sullo stesso documento avremmo trovato comodo avere a disposizione una chat interna all'ambiente, piuttosto che usare strumenti come Messanger per comunicare.
C.    Inoltre non è possibile ricevere notifiche sulle modifiche effettuate dagli altri membri tramite e-mail, cosa che costringe a controllare il testo periodicamente.
Ad ogni modo, attraverso l'uso di questo strumento abbiamo confermato che, come dicono molti teorici che si occupano di gestire le informazioni, la conoscenza non può esistere indipendentemente dagli agenti (persone) e che la tecnologia è, dunque, indispensabile.

La scelta del blog
http://gestione-della-conoscenza.blogspot.com/ è il blog che abbiamo creato per concretizzare il lavoro di connessione svolto tra gli argomenti trattati a lezione.

Man mano che avanzava la stesura della relazione abbiamo sempre individuato le parole chiave relativamente i temi trattati. Considerando i paragrafi della relazione finale come fossero ognuno un post del blog e, usando le parole chiave come tag, grazie ai widgets offerti dalla piattaforma scelta (tag cloud, indice dei post, ecc.), abbiamo potuto creare un legame tra tutti i contenuti. Lo scopo principale era sistematizzare in modi diversi la connessone tra gli elementi in modo da avere diversi modi per accedere alle informazioni.
Nello specifico abbiamo scelto i seguenti criteri di indicizzazione:


  1. Tradizionale indice degli argomenti in successione logica.
  2. Tag cloud delle parole chiave
  3. Motore di ricerca dei contenuti interni al blog.
 


Parte terza
Caratteristiche dell’ambiente di lavoro ideale
Da questa esperienza sono scaturite diverse riflessioni su come un ambiente virtuale per la collaborazione avrebbe potuto agevolarci, non solo durante la stesura del documento, ma anche nelle modalità di gestione dei dati in esso contenute.
Immaginando un utilizzo abituale dello strumento e la possibilità di etichettare i contenuti direttamente durante la fase di stesura dei documenti, tutte le informazioni potrebbero connettersi tra loro creando una rete in base a molteplici criteri. Nel nostro caso, ad esempio, avremmo trovato comodo etichettare:
  • Parole chiave
  • Definizioni
  • Citazioni
  • Casi esempio
  • Nomi di persona
  • Riferimenti temporali
Ma anche inserire titoli e sottotitoli riconoscibili dal sistema come tali in modo da generare un archivio di dati capace di filtrare i contenuti in relazione alle caratteristiche specifiche (etichetta attribuita, data di creazione, titolo dell’argomento, nome dell’autore, etc.) agevolando la ricerca e la successiva fruizione dei contenuti.
Partendo da questo presupposto abbiamo colto l’importanza di collegare argomenti affini generati anche a distanza di tempo l’uno dall’altro. Il numero delle connessioni in comune tra i diversi dati costituirebbe la forza del legame associativo. Al crescere del numero dei legami, cresce il valore della relazione semantica tra i dati. Il valore dei legami deboli/distanti, invece, è il loro potere evocativo.
Dato un input (un argomento o una parola chiave), il sistema potrebbe, inoltre, generare una mappa delle informazioni ad esso connesse. Si avrebbero vere e proprie mappe concettuali collettive generate dai modelli cognitivi di tutti i collaboratori (e non semplici schemi mentali di concetti legati gerarchicamente),
Queste mappe permetterebbero di avere una percezione globale dell’argomento. Questa stesse mappe giocherebbero anche un ruolo importante come metodo di ricerca delle informazioni. Navigare attraverso un flusso di informazioni così connesse permetterebbe di avere una visione coerente e coesa dei concetti organizzati. Maggiore è il numero delle associazioni (non necessariamente pertinenti) riferite ad un concetto, maggiore sarà la capacità di ricordare quella nozione. Quindi più punti di vista/modelli mentali partecipano, più possibilità ci sono di trovare l’aggancio giusto per ricordare quella cosa o reperire l’informazione di cui ho bisogno.
Così facendo si renderebbe l’ambiente collaborativo non solo un luogo in cui depositare la propria conoscenza ed archiviarla, ma un posto in cui trarre ispirazione, ampliare il proprio bagaglio culturale, ricercare informazioni utili, fornire input agli altri membri della comunità e riceverne a nostra volta.
In conclusione avremmo voluto un ambiente che fosse sia luogo di collaborazioe/condivisione che un sistema in grado di archiviare i contenuti secondo le modalità sopra descritte.
Per adempiere a questa mancanza abbiamo, dunque, creato il blog (http://gestione-della-conoscenza.blogspot.com/ ) che, sebbene sia un ambiente virtuale dissociato, ci ha permesso di concretizzare il lavoro di connessione tra gli argomenti svolto.
 
Requisiti tecnologici dell’ambiente di lavoro ideale

Questo ambiente dovrebbe garantire: 
  • L’interazione tra i membri (anche sincrona);
  • La reperibilità e facilità di ricerca degli elementi che costituiscono la storia degli scambi intervenuti nella comunità;
  • L’integrazione col mondo Internet;
  • L’inserimento di dati multimediali (ad esempio filmati, presentazioni)
  • Meccanismi di organizzazione, di indicizzazione dei contenuti.
  • Strumenti per la realizzazione e la fruizione di glossari e ontologie, in grado di consentire l’organizzazione tassonomica dei termini gergali tipici della comunità oltre che di un dato dominio di conoscenza.
  • FAQ o regole guida per la collaborazione

Considerazioni finali 
Le nostre considerazioni sulla capacità di un sistema di agevolare la creazione di nuova conoscenza, rispecchiano il modello descritto da Ikujiro Nonaka e Hirotaka Takeuchi. Secondo i due studiosi giapponesi l’interazione tra modelli mentali diversi (conoscenza tacita) genera un fenomeno di socializzazione che permette l’esteriorizzazione di conoscenza esplicita (prodotti,soluzioni innovative) di cui fare esperienza, cioè trarre nuova conoscenza tacita.  A questo punto il ciclo ricomincia e il risultato di queste trasformazioni è l’innovazione contenuta nei nuovi prodotti oltre che la spinta inconsapevole alla creazione di ulteriore conoscenza per tutti i membri della comunità.
Nel nostro piccolo abbiamo cercato di collaborare utilizzando gli strumenti, a nostro avviso, più utili tra quelli a disposizione, per ottimizzare le fasi di lavoro e avvalorare il risultato finale.
Servirci di un ambiente virtuale per la stesura della relazione è stato come sottoporlo ad un processo di analisi. I limiti e le potenzialità di Google docs ci hanno permesso, man mano, di capire quali requisiti avrebbe dovuto avere un sistema simile per supportarci efficacemente nel lavoro. Nei normali processi di sviluppo di applicazioni, i test con gli utenti sono indispensabili per individuare possibili difetti di progettazione e trovare soluzioni per migliorarlo. In questo caso, possiamo dire di essere stati soggetti sperimentali e, al tempo stesso, analizzatori del sistema. Ci siamo dunque resi conto di aver fatto una vera esperienza di gestione della conoscenza.