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maggio 11, 2010

1.1 Definizione di conoscenza

La conoscenza può essere definita e interpretata in due modi:
  1. Da una parte è vista come “oggetti”, qualcosa che esiste nel mondo, e che l’individuo può incontrare e conoscere in modo oggettivo, come avviene nel senso comune del termine. Esiste una realtà esterna, e la conoscenza è l’acquisizione di tanti oggetti che vivono nel mondo per accumulazione dei loro contenuti.
  2. Dall'altra la conoscenza è vista come un “processo”: questo implica l’esistenza di attori, e l’esistenza di interazione tra essi. La conoscenza viene quindi vista come un fenomeno sociale (un processo in un contesto sociale definito dalle interazioni tra gli attori).

Dati questi due filoni, che sono due punti di vista completamente opposti, scegliere uno o l’altro ha implicazioni molto diverse. Nel primo caso tutto è legato all’accumulazione di qualcosa che esiste esternamente, qualcosa di oggettivo; mentre nel secondo la conoscenza e l’acquisizione di conoscenza non è più legata all’acquisizione e all’accumulo, ma alla costruzione collaborativa dei contenuti di conoscenza, ed è un processo soggettivo e dinamico che viene costruito.

Legato in maniera indiretta alla seconda definizione c’è il concetto di verità: ovvero qualcosa di dinamico legato ai concetti sociali che generano conoscenza. Nella prima si cerca la verità in quello che già esiste, nella seconda invece si conviene che è inutile cercarla, perché bisogna costruirla insieme.

Il punto di vista preso sulla carta come ragionevole è il secondo, non tanto da un punto di vista filosofico, quanto da queallo pragmatico; questo perché se guardiamo come la conoscenza viene generata nelle organizzazioni, la seconda definizione è più in grado di spiegare i fenomeni.

Il vero problema è che mentre dal punto di vista concettuale la seconda divisione sembra più ragionevole e vicina alla vita quotidiana, è un punto di vista molto complesso, perché non da punti fermi: essendo tutto legato al fenomeno sociale, è tutto in evoluzione. La prima visione è molto più semplice nella sua concezione; se la prendiamo per buona, l’acquisizione di conoscenza è un fenomeno molto più lineare, che parte da qualcosa di esistente. Solitamente si prende la seconda posizione, ma poi nella pratica a volte si ricade nella prima, senza essere coerenti fino in fondo. Sono due posizioni inconciliabili, anche dal punto di vista filosofico.

La definizione di verità che nasce dal secondo filone è quella di credenza giustificabile; questa definizione è data dalla composizione di due aspetti: da una parte una credenza non è niente di assoluto, ma possono esserci credenze opposte (discorso soggettivo), dall’altro è giustificabile (aspetto sociale), il fatto che quello che credo sia sostenibile.

In questo discorso rientrano molte cose che sono comunemente considerate vere; è vero che tutto può evolvere, ma in questa visione ci sono molte scoperte di contenuti che sono comunemente e socialmente considerati giustificabili, quindi veri.

Il secondo filone richiede da parte degli attori un atteggiamento attivo, costruttivo, nel sapersi mettere in discussione, nel sapersi evolvere; nel primo c'è un atteggiamento più passivo, perché non è necessario costruire ma solo cercare.

È importante il ruolo del contesto: esso influenza la giustificabilità di alcune affermazioni.

Da questa serie di ragionamenti che stiamo facendo, la conoscenza è costruita socialmente, ma posseduta dall’individuo, come suo apprendimento di quello che è stato socialmente costruito. L’individuo è visto come parte del secondo processo, è all’interno di una struttura sociale.

Le organizzazioni costruiscono e gestiscono conoscenza tramite gli individui; essi costruiscono il patrimonio conoscitivo dell’azienda in modo collaborativo. Il fatto di vedere che l’organizzazione conosca attraverso individui vuol dire applicare il principio della credenza giustificabile (ci possono essere diverse ipotesi e diversi punti di vista che possono convivere); la verità unica non esiste neanche a livello organizzativo, è sempre tutto legato ai processi cognitivi che hanno generato quella conoscenza, che possono essere globali (se coinvolgono tutti) oppure locali.

1.2 Conoscenza vs informazione

Accedendo al WEB (inteso come tutta l'informazione che c'è in rete), si possono reperire informazioni e documenti; quello che si recupera da internet è informazione, non conoscenza, anche se spesso le due cose vengono confuse.

Quello che si fa è acquisire informazioni che diventano conoscenza nel momento in cui entrano in un processo sociale di discussione tra chi le genera o tra chi le usa; l’informazione in sé è un input, la conoscenza è un processo generato da questo input, un processo che elabora le credenze.

Nel WEB si accede a informazioni che non dicono nulla, a meno che non si riesca a prenderle e trasformarle in un processo, e confrontarle con altre credenze giustificabili per costituire una nuova conoscenza. L’informazione gioca un ruolo importantissimo nel KM ma come veicolo, come supporto.

La differenza tra conoscenza e informazione ci permette di affermare che gestire la conoscenza è diverso da gestire l’informazione. Molti sistemi sono venduti come gestori della conoscenza, quando in realtà gestiscono informazioni. L’informazione è decontestualizzata, conoscenza significa contestualizzare questa informazione in un’insieme di conoscenze che esistono in precedenza.